Racconto finalista al Premio letterario PAROLE SOTTO L’ALBERO

Era la Viglia del Natale 2020, e Santa Claus era alle prese con gli ultimi regali da preparare per i bambini di tutto il mondo.
Non era stato un anno facile, quello. Accanto alle classiche letterine dove si chiedevano i giocattoli di sempre, le ultime novità in materia di PlayStation e robot parlanti, erano fioccate anche alcune richieste strane, da lui mai viste in tanti secoli di lavoro.
Erano desideri difficili da realizzare con i suoi semplici attrezzi da artigiano, sebbene la sua magica casa in Lapponia avesse un grande laboratorio dove gnomi e folletti lavoravano notte e giorno per dare forma alle richieste dei bambini.
Trasformare i desideri in regali era da sempre stata la sua missione, ma in quell’ultimo anno c’erano state delle stranezze che lo avevano messo in difficoltà.
Fece un lungo respiro e tenendo in mano la letterina che più lo preoccupava si sedette sulla grande sedia a dondolo davanti al camino, dove schioppettava il fuoco, tra cuscini colorati, orologi al Cucù e anche una sfera di vetro al cui interno si posava la neve su tutto il mondo.
“Ehm ehm. Molto generoso, questo bambino. Ora si tratterà di capire come aiutarlo…”
Lesse un’altra volta quella letterina così colorata, che sembrava contenere una richiesta impossibile.

Era un bel problema. Lui, che aveva costruito di tutto, non aveva proprio idea di come creare dal niente delle mascherine dai poteri magici.
Eppure erano necessarie, lo sentiva. Dal momento in cui tutta l’umanità era obbligata a tapparsi la bocca con quegli enormi fazzoletti che rendevano difficile il dialogo, bisognava agire. Trasformare tale limitazione in una grande opportunità poteva essere una nuova missione.
Decise allora di correre ai ripari. Nei rari momenti in cui si era trovato in difficoltà in tanti anni di lavoro, c’era sempre stato Lui, l’Angelo del Natale che era sempre arrivato in suo aiuto.
Lo contattò tramite la preghiera, che in terra di Lapponia funzionava fissando fuori dalla finestra i cristalli di neve depositati sul davanzale. Le stalattiti di ghiaccio avevano creato piccole sculture che pendevano dall’alto degli stipiti nelle forme più fantastiche.
Proprio lì, nel mezzo dei ghiaccioli rilucenti, una scultura a forma di angelo prese vita, parlandogli.

“Caro amico, se vorrai esaudire il desiderio di Lorenzo dovrai chiedere ai tuoi gnomi di cucire all’interno delle mascherine delle piccole ali invisibili”.
Così disse, e sparì da dove era venuto, facendo sciogliere il ghiaccio dalla finestra.
“Un bel problema”, pensò Santa Claus.
Ma i nani e gli elfi avrebbero sicuramente trovato il modo per cucire delle minuscole ali invisibili all’interno delle mascherine, e poi le avrebbero colorate con disegni sgargianti usando tutto l’arcobaleno, ne era certo.

Si misero dunque al lavoro in quell’impresa così importante. Il Cucù di legno che misurava il tempo fece un giro su se stesso fermando le lancette e regalandogli così una lunga, infinita notte.
Quando ebbero cucito tutte le mascherine, fu tempo di mettersi in viaggio.
Preparò la slitta con le dodici renne alate, ma a quel punto ebbe un’esitazione.
Per poter sorvolare i tetti di tutto il mondo, anche lui e le sue renne avrebbero dovuto indossare quelle strane mascherine. Così infatti imponeva la legge, e lui non poteva di certo trasgredire.
Sospirò dunque rassegnato, e chiamando le renne per nome le preparò ad affrontare il lungo volo attraverso la neve, il vento e il gelo.
Una volta che però la slitta si levò alta nel cielo, proprio a metà del percorso celeste, ci fu uno stallo. Tutto si fermò sospeso tra le nuvole, come incastrato in una grande parentesi. I venti si erano arrestati, le renne non riuscivano più ad avanzare attraverso le stelle.

Ci fu un istante di paura, perché quella pausa metteva seriamente a rischio la slitta, che avrebbe potuto precipitare nel vuoto assieme a tutti i regali. Forse quelle strane mascherine avevano messo in difficoltà il volo delle renne, impedendo loro di respirare.
Fu un attimo, e in un baleno Santa Claus venne in mente un’idea geniale.
Aveva finalmente capito il significato delle parole dell’angelo. Le mascherine possedevano delle ali invisibili: era dunque quella la loro funzione segreta, avrebbero potuto volare ancora più in alto nel cielo, salvando la slitta.
Ordinò alle renne di avere fiducia e di soffiare a pieni polmoni. Subito le mascherine si gonfiarono come dei giganteschi aquiloni che si aggrapparono alla volta celeste al di sopra delle nuvole, raggiungendo le stelle.

Arrivarono dei venti portentosi che spinsero veloci Santa Claus e la sua slitta sopra i tetti delle case di tutto il mondo.
A tutti i bambini furono consegnati i regali, e accanto ad essi le nuove mascherine alate.
Erano sicuramente magiche, visto che avevano salvato anche lui e le renne!
Il sogno di Lorenzo era stato esaudito: da quella notte tutta l’umanità avrebbe parlato il linguaggio segreto dell’amore.

Trovate la favola “Le mascherine di Babbo Natale” in “PAROLE SOTTO L’ALBERO”, Tralerighe Editore (www.agenziatralerighe.it)
