Non è tutto oro ciò che luccica

“L’oro dei Faraoni”. La mostra a Montecarlo sui tesori dell’antico Egitto, da luglio a settembre, apre i battenti al Forum Grimaldi.

Non è tutto oro quel che luccica!

Ma ci sono luccichii…e luccichii…e non tutto l’oro è uguale!

Qui a Montecarlo, per esempio, quando vi parlano di oro, il vostro pensiero si potrebbe dirigere automaticamente (come una slot machine) ai negozi di Cartier o Chopard… e ai loro gioielli principeschi….

E, in questo caso, sbagliereste di molti secoli, (anzi, di alcuni millenni!) nonché di ubicazione.

Infatti, ai tempi e alle latitudini in questione, i principi si chiamavano Faraoni….ed erano considerati i figli degli Dei.

Quindi i loro gioielli non potevano essere eleganti e minimalisti monili (più o meno discreti, nella loro raffinata splendenza) in stile “colazione da Tiffany”.

Bensi’, vistosissime “parure”con incastonati scarabei alati, tutti lapislazzuli e pietre preziose. Peso minimo: 4 kg.

O collane a 5 giri di collo (tutti infilati ad anello) più catene pendenti, a maglia finissima, per il “modesto” peso di circa 5 kg e mezzo.

Roba da fare rabbrividire anche Cartier!

Ma non finisce di certo qui. L’oro dei faraoni non era solo il più nobile dei metalli (comodamente estratto giusto a un migliaio di kilometri più a Sud) usato per gioielli e accessori preziosi. Ma il più ambito e duttile materiale per forgiare sarcofagi.

Nel famoso gioco di matrioske che tutti conosciamo (un sarcofago contiene l’altro, in un crescendo via via più prezioso: dal più esterno in granito a quello più interno in bronzo sino all’ultimo, per l’appunto “faraonico”) l’oro costituisce l’ultima pelle a contatto col corpo sacro del defunto sovrano.

Ed è così che si svela ai nostri occhi increduli, come “ottava” meraviglia dell’antichità, la maschera funeraria di Pseusenne I, tutta in oro zecchino, rinvenuta a Tanis dall’egittologo francese Pierre Montet negli anni ‘40.

(In realtà il catalogo delle sette meraviglie del Mondo Antico annoverava solo, genericamente, le Piramidi, ma noi possiamo interpretare estensivamente il dato includendo anche i loro tesori nascosti).

Per intenderci: ricordate Tutankamon, il faraone bambino, e l’incommensurabile importanza (e grandiosità) della sua tomba, rinvenuta negli anni ‘20? Ecco…i reperti di Tanis sono considerati secondi solo a quest’ultimo, più famoso, “vip” degli anni ‘20.

(Non c’erano ancora i Beatles per ribattezzare i nostri antichi divi con nomi rock, così coloro che un tempo erano considerati semidei hanno scampato il pericolo di trovarsi appiccicati improbabili nickname e diminutivi tipo “Tuta-Mon il Faraone” o “Susy la Mummia”. Molto poco regale..)

La visita a questa splendida mostra vi farà sentire un po’ come dei piccoli Indiana Jones alla scoperta di tesori sacri. Rivivrete l’emozione di addentrarvi negli scavi di siti archeologici equivalenti alla Valle dei Re, (dove venivano sepolti i faraoni del Nuovo Regno), incontrerete le secolari statue in granito raffiguranti Ramses II, o la leggendaria Dea Iside. Farete anche un breve viaggio a Karnak nel tempio di Akenaton, e li’ , con vostro sommo stupore, scoprirete che non si tratta del nuovo episodio di Star Wars (e lui non è un nuovo alias di Skywalker) ma di colui che è stato un faraone precursore dei tempi (in questo senso sì che era uno Skywalker) che aveva istituito il culto del Dio unico, il Dio Sole. C’è persino la stele incisa che lo mostra con Nefertiti, sua famosa consorte…

Insomma: pur non trattandosi di un film di Besson, avrete molti spunti per rinvenire il vostro Quinto Elemento di stupore. Una civiltà antichissima, così lontana …eppure già così all’avanguardia, moderna e vicina….tanto da attraversare i millenni e guardarci ancora con quegli occhi intatti…

Attraverso i suoi tesori, i suoi splendori. Tutto era ricchezza, sfarzo, oro…

forse era quella la mitica età dell’Oro, sfiorata e già dimenticata?

Di sicuro, da sempre c’è un legame tra questo metallo, la nobiltà, il potere e la divinità. ..

Già….Non è tutto oro ciò che luccica! E soprattutto: così come l’abito non fa il Monaco, non è l’oro che fa il Faraone

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