Tutti voi ricorderete (e come potete dimenticarlo!) la leggendaria scena culmine di kill Bill (vol.1) , dove la nostra eroina Beatrix Kiddo sfida la sua peggiore antagonista, capo di tutta la Yakuza (il tema è caro anche a Besson nel film “Wasabi”, con Jean Reno). In sintesi: rivoli di sangue versati a fiotti, e scalpi di teste che volano come uccelli a primavera…il tutto in una magica atmosfera onirica. Silenziosa. La neve avvolge il sangue. I fiocchi cadono delicati (come fiori di pesco) sul kimono imperlato di morte….
E la poesia del giardino giapponese, vero protagonista dell’intera scena, avvolge tutto come una dolce coperta di piuma…
Ebbene: levate la Katana, la tuta gialla da motociclista e i vari kimoni. Resta l’incanto del giardino. Uguale al film. Il giardino di Montecarlo.Che se ben ci pensate fatto non fu per evocare scontri sanguinosi, men che meno tra donne. Bensì per evocare il rito tanto amato in oriente, quel raccoglimento caldo della sera che tutto avvolge. Il the’ delle cinque.
Molto british, per adozione. E dunque, sempre per un gioco di associazione, non possiamo fare a meno che lasciarci portare dagli aromi orientali su una sorta di tappeto volante. Che approda direttamente alle nebbie del Tamigi.
Atmosfera vittoriana. Senza Oscar Wilde. Molto più “salottiera” e per nulla trasgressiva. Protagonisti dei nostri movies-feullietton sono: Emma Thompson, Hugh Grant, Kate Winslett e Colin Firth .
(No: non sto parlando di Bridget Jhones!!!) Ma dei film tratti dai romanzi di Jane Austen. Orgoglio e pregiudizio, Ragione e sentimento.
In sintesi, (per farla breve) “lei” (Kate Winslett) si innamora di “lui” (Hugh Grant). Ma lui è un po’ troppo vanitoso, immaturo e pieno di se’ per accorgersi di lei. E a sua volta lei (esuberante, romantica e sognatrice) non vuole compromettersi (che oggi si direbbe direttamente “sputtanare”!). Dunque mette di mezzo crisi romantiche ed estasi naturalistiche, rimettendoci le penne. Nel frattempo interviene la zia saggia (Emma Thompson) e cerca di placare le acque, chiamando il reverendo di turno (normalmente un figo: Colin Firth) affinché ci metta la sua buona parola. Ma nel frattempo la pulzella si ammala, e prima di rinsavire si re-innamora finalmente dell’uomo giusto: l’amico di “lui” o l’amico del reverendo (a seconda dei casi). Che, sempre a seconda dei casi, è un ruolo spesso intercambiato tra Ruper Everett e Colin Firth (no: forse quello era proprio Oscar Wilde ne “l’importanza di chiamarsi Ernesto”).
Comunque sia! Tutto finisce bene. I due si sposano. … .(e la zia per la gioia finisce a letto col reverendo😬😝, ma questo viene detto solo tra le righe, molto ben nascoste!!!)
A questo punto, se il the non vi si è ancora raffreddato, bevetevelo con i biscottini. Che il panorama davanti a voi è splendido. E ci siamo levati dalle scatole quel mattacchione Peter Pan di Hugh Grant!!!