In principio era Barbablu. Con la sua massima posta ad incipit “La colocataire est la femme ideale” (l’inquilina è la donna ideale). Nessun vincolo di coppia: solo la pura seduzione, sul filo del rasoio: quello della tentazione. E il rischio di caderci. Un divieto assoluto. Come nel giardino dell’Eden. Dove c’è lo stesso serpente che infierisce su Eva innocente. “Non aprire quella stanza!”… ma Eva è femmina. E la curiosità è femmina… (e in principio era Eva, femmina e curiosità…)
Una predestinazione a divenire vittima del proprio carnefice.
La stessa che colpisce la vita del conte Neville. E di sua figlia, che come un’eroina della tragedia greca (Antigone?) vuole a tutti i costi immolarsi al posto del padre. La premonizione: un crimine sarà necessariamente commesso. Ma, come si può dire sia avvenuto per Giuda: al destino non si sfugge. Del resto c’è forse un messaggio “messianico” nell’accettazione della necessità (la greca Ananche…). Che solo un finale imprevisto riuscirà a spezzare…
Dalla necessità alla inevitabilità, l’ultimo romanzo di Amelie Nothomb scava nei più profondi meandri della psiche umana, affrontando il tema del rapporto mamma-figlia. La gelosia materna e l’amore negato. Gli antipodi dei due estremi eccesso/difetto di amore. E la loro degenerazione. Sui cui ricade, inesorabile, il contrappasso.
E quando l’amore negato colpisce….mira dritto al cuore…
Geniale come sempre. Mai scontata, ci conduce ancora una volta nelle atmosfere noir e misteriose dei sui castelli nordici…
Imperdibile .