È arrivato il Circo di Montecarlo!

Ed eccomi qui.

Meravigliosamente sospesa in aria nella suggestiva posizione dell’angelo!… a domandarmi chi mai me lo abbia fatto fare: ma non avevo deciso di fare la mamma full time? Era proprio il caso di ridurmi così?

Può anche darsi che vista da fuori faccia il mio bell’effetto (dovrei sembrare atletica e snodata) ma in realtà in questo momento mi sento più una specie di salame pronto per la stagionatura che una leggiadra femme fatale piroettante in aria.

E dire che poteva pure andare molto peggio, se considerate che c’era l’opzione bersaglio per il lancio di coltelli.

Così, in caso di sopravvivenza, in un futuro remoto avrei potuto raccontare ai miei nipoti di avere praticamente interpretato il ruolo di Vanessa Paradis nel film di Leconte La ragazza sul ponte. Solo che lui, il lanciatore di coltelli, la sua valletta amante del rischio, l’aveva direttamente reclutata su un ponte da cui la poveretta stava per lanciarsi colta da crisi depressiva: e questo direi che non è proprio il mio caso! (Sebbene in inverno a Montecarlo non è che si facciano i salti di gioia, e credo che anche per questo, di ponti a disposizione della comunità, se ne vedano pochi, nel caso a qualcuno venisse la bella idea).

Dunque voilà: ho avuto la fortuna di poter optare per l’esercizio del cerchio in sospensione.

Ma come diavolo ci sono arrivata quassù, vi domanderete? Ma è ovvio, Monsieurs et Madames: oggi, come ogni anno a Monaco, è arrivato il circo!

Circo di Montecarlo - personaggi

Una della maggiori attrazioni locali, orgoglio nazionale, fusione di tradizione e modernità, di arte e sogno, di magia e realtà, dove ogni adulto ritorna bambino anche se solo per una sera.

Ispirazione di registi e artisti, il circo è sempre stato l’incarnazione di un mondo poetico e irrazionale che esplode nella vita di ogni giorno, un luogo non luogo dove il tempo si ferma creando una bolla magica galleggiante sull’acqua.

Perché il circo è un sogno, una suggestione, l’esplosione nel mondo metropolitano di terre esotiche e immaginari onirici, la dimostrazione che l’irreale può realizzarsi irrompendo nella vita e l’uomo può varcare il confine dell’impossibile.

Non c’è da sorprendersi dunque che qui a Montecarlo, quando arriva per tradizione ormai da diverse generazioni, sia una festa: musica ovunque, sfilate di zebre, giraffe e animali esotici, e infine i pagliacci in maschera che accolgono il loro pubblico su tappeti rossi facendo giocare i bimbi nel parco di Fontvieille, lì adiacente il tendone.

È ovvio che io e la mia famiglia non possiamo mancare, visto che in casa è praticamente una tradizione andare al circo in questo periodo e coincidenza vuole che sia anche il compleanno di Luchino.

Ma siccome la fortuna è un’amica infedele, mentre la sfiga è sempre in agguato, è solo con fatica e prenotazioni anticipate di quasi un anno (sembrava di dover preparare un viaggio sulla Luna) che siamo riusciti ad aggiudicarci le golden chairs della platea: i posti più vip, le poltrone che ti danno diritto anche al tavolino per i drink.

In pratica, il perfetto posto in prima fila! Lì seduta puoi vedere tutto nei minimi dettagli: ad esempio mi sono fatta una cultura sul colore che va per la maggiore per gli slip delle ballerine, e se non fossi stata attenta allo slancio della gamba mi sarebbe arrivato direttamente in bocca il loro stivaletto tacco dodici!

Luchino era proprio entusiasta: aveva appena visto sfilare nel centro dell’arena il carosello degli animali esotici: elefanti, zebre e lama, e ora era il turno delle cavallerizze a dorso di giraffa. L’effetto giungla lo stava elettrizzando, credo anche perché gli ricordava il cartoon di Tarzan appena visto in TV, solo che nell’esibizione mancavano le liane, e di Tarzan ahimè nemmeno l’ombra (speriamo che Luchino non se ne accorga o sono guai, ho subito pensato).

E infatti, senza perdere un colpo, me lo sono visto subito esclamare ad alta voce, col ditino puntato:

«Wow, mamma: guarda Jane… però dov’è Tarzan, perché non c’è Tarzan? Io voglio vedere Tarzaaaan!»

E adesso vaglielo a spiegare tu a un bimbetto di due anni e mezzo che a volte gli uomini, non sempre, ma capita, se la danno a gambe per la cosiddetta crisi di mezza età… Ora io non conosco i gusti né il carattere di Tarzan, ma l’esperienza e un certo sesto senso in materia mi stavano suggerendo che avrebbe anche potuto iniziare a dare i primi segni di stanchezza, che l’intraprendenza eccessiva di Jane rischiava di stancarlo, e poi la donna troppo emancipata ormai non è più di moda. Insomma: sinceramente il sospetto che alla fine anche lui abbia preferito virare su un tipo più giovane ma anche più rassicurante, tipo una dolce thailandesina con modi da geisha, una che dopo un passato movimentato come il suo gli promettesse un tranquillo futuro di pantofole per un sereno prepensionamento, pancetta inclusa, stava facendosi in me certezza. Che fare Tarzan a vita doveva pur essere un bell’impegno!

Ma per fortuna mi è venuto in mente per tempo che Guido, al mio fianco, forse si sarebbe sentito colpito indirettamente dalla mie considerazioni in materia (si sa, la solita coda di paglia degli uomini…) e per una sorta di spirito di solidarietà sarebbe pure stato capace di prenderne le parti, e addio spettacolo! Quindi mi sono rimangiata in fretta ogni tentativo accusatorio verso un Tarzan apparentemente latitante e ho tagliato sbrigativa:

«Amore: Tarzan non c’è, si è fatto la bua a una gamba saltando da una liana troppo alta, dovremo farne a meno, ma l’anno prossimo ha promesso che torna!»

E siamo così ritornati a goderci serenamente lo spettacolo salvando anche la serenità familiare.

 

Circo di Montecarlo - clown

Era dunque arrivato, finalmente, il turno dei pagliacci. Hanno aperto il numero i clown bianchi con un’esibizione di mimo: delizioso, con un retrogusto malinconico e romantico che mi ricordava il Pierrot dell’infanzia innamorato della Luna. Carinissimi! Chiaramente ispirati a Charlot con la loro bombetta e il bastone… C’era pure il classico fiore che spruzzava acqua. (E se hai la fortuna di avere il posto in prima fila coi capelli freschi di parrucchiere, come me, e te la spruzzano in faccia, vedi come ridi!)

Poi è finalmente arrivato il turno dei clown colorati: quelli con la trombetta spacca-timpani, per intenderci! (Risultato: idem come sopra… solo che qui a Montecarlo un buon otorino è più  raro di un buon parrucchiere!)

… I clown allegri che per dare una sferzata di novità al loro storico numero (invariato, temo, da decenni) hanno ormai preso l’abitudine di coinvolgere simpaticamente il pubblico.

Già… questa volta allestendo dei giochi interattivi con alcuni animali: ad esempio, si poteva provare a salire sul dorso del cammello o tirare la pallina alla foca.

Ovviamente partendo dal presupposto che il prescelto non sia miope come me, con il rischio che anche la foca si stanchi prima del previsto, lo guardi male ed esclami a baffi stretti: «Ti vuoi sbrigare a fare canestro? La prossima volta faccio coppia con una talpa, che è meglio», che non sarebbe il migliore degli incentivi per l’autostima…

C’erano pure, credo per le più temerarie, dei divertenti percorsi ginnici, tra cui una specie di staffetta con corde, palline e birilli, tanto per stimolare il pubblico a rimanere in forma.

E infine (in ossequio a una delle più celebri espressioni inglesi: last but not least) ecco apparire il cerchio facilitato, che se ne stava proprio lì, appeso a un metro e mezzo dal soffitto, aspettando il momento propizio per dare il meglio di sé senza però rischiare di far cadere qualcuno da quella altezza…

E insomma: i nostri amici mascherati iniziavano ad aggirarsi amabilmente tra il pubblico come falchi affamati in cerca della preda ideale da sacrificare all’altare del divertimento collettivo, con lo scopo supremo di intrattenere i nostri adorati bambini e farli così felici.

In poche parole: cercavano un genitore volontario disposto a offrirsi per i giochi con i clown. Il che, uno penserebbe, poteva essere un’iniziativa ampiamente in sintonia con eventuali sensi di colpa latenti di molti genitori presenti in sala. Considerato che qui sono tutti strenui lavoratori, manager in carriera et similia, stimavo che di volontari  disponibili a compensare qualche assenza familiare ce ne fossero a bizzeffe, e quindi, io che sono invece una mamma onnipresente, me ne stavo tranquilla a guardare.

Fatto sta che invece in quel momento tutti dovevano essere molto sereni con la propria coscienza di ostentati genitori modello (neanche un po’ di sensi di colpa, mannaggia: ma dove si erano nascosti i tipici genitori ricconi assenti?) perché sorridevano imperturbabili e poi distoglievano lo sguardo con indifferenza (chi controllava il cellulare, chi andava al bagno per improvvise coliche, eccetera). Nessuno che si proponesse volontario per i giochini con i clown!

Preparata sul noto fenomeno di mimesi collettiva (se non hai idee tue basta che ti sintonizzi sulla maggioranza della folla e ne copi le espressioni, cercando appunto di mimetizzarti come un camaleonte), ho fatto anch’io per abbozzare una specie di paralisi mentale momentanea, finché non è successo l’inevitabile.

Con la sua solita prontezza Luchino mi ha sferrato un pizzicotto alla gamba, proprio in direzione della natica. Doveva essere successo che l’inseparabile macchinina era scivolata per terra tra le sedie incastrandosi chissà dove, causando in lui un moto improvviso di stizza pericolosamente degenerante in disperazione. Come al solito, indovinate con chi se l’è presa?

Dovevo pertanto scongiurare il pericolo imminente delle lacrime a fontana e vedere di recuperare al più presto l’oggetto dei nostri desideri. Ma il male improvviso causato dal pizzicotto ha avuto la meglio, e con lui il riflesso incondizionato di scattare in piedi per massaggiarmi la natica in questione.

Mai nella storia gesto più banale è stato accolto con maggiore entusiasmo.

C’è stato qualcosa di spropositato nella reazione del pubblico, il che sinceramente non mi tornava… forse dovevo pensare ad assicurare la mia natica, seguendo l’esempio di Beyoncé? Che dire? Ero commossa da tanto insperato successo del mio prezioso lato B (ok, gli esercizi di fitness aiutano, certo, di questo ne ero consapevole…).

Ma la reazione dei clown, che mi hanno prontamente afferrata per mano trascinandomi al centro della scena, senza lasciarmi spazio per eventuali ripensamenti, mi ha fatto bruscamente ritornare alla realtà, come un’improvvisa secchiata d’acqua gelida (sulla fatidica natica) e  sulle mie illusioni di celebrità (forse avevo un tantino corso con la fantasia?).

Avevano pensato bene di prendermi per la tanto sospirata volontaria…

Così il loro volto, una volta assicurata la preda, ha subìto  un’ulteriore metamorfosi: da falchi predatori a docili pinguini col frac che accompagnano signorilmente la loro ospite ad accomodarsi in salotto… c’est moi! Ma ad accogliermi al centro della scena non c’era una comoda poltrona in pelle di fine Ottocento, bensì l’ultima avanguardia del design adattato al mondo acrobatico: ovvero il classico cerchio. Tipo uno strumento di tortura degno del caro Marchese De Sade, altro che rilassarsi!

Evvai… Ecco a cosa servono i buoni vecchi insegnamenti sullo stoicismo e il fatto che agli stimoli esterni, anche ai pizzicotti più dolorosi di tuo figlio, bisognerebbe sempre reagire da signora, soffrendo in silenzio.

Fatto sta che a quel punto mi trovavo incastrata senza nessuna via di fuga, e meno male che avevo optato per i miei migliori leggings Liu Jo effetto semi-lamé . Eleganti ma comodissimi: avrei potuto fare una discreta performance senza sfigurare per il mio outfit.

Per i tacchi ci sarebbe stato da dire, ma tanto me li potevo sempre levare, e comunque servivano a dare un impatto forte. Insomma, facevo il mio bel figurino!

Non mi restava dunque che fare buon viso a cattivo gioco, così da vera donna di spettacolo ho abbozzato un bel sorriso al pubblico, e fatte le presentazioni, il gioco è finalmente incominciato.

O meglio: sarebbe dovuto incominciare, protagoniste io e le altre due signore finalmente aggiuntesi dal pubblico, incoraggiate dal mio esempio (meno male, non ero sola! Ma una cosa non mi tornava: com’è che all’improvviso sembravano tutte uscite da una rivista di fitness & wellness? Ne avrei avuto di filo da torcere...).

È stato allora che ho visto, stampato in prima fila davanti a me a godersi lo spettacolo, un sorriso promettente come quello di un alligatore. Era inequivocabilmente lei con il suo ghigno malefico.

Ci siamo! Sono fritta… Oppure me la gioco tutta e la lascio di stucco?

Ma di chi sto parlando, vi domanderete?

E ora mi prenderò la licenza di raccontarvelo con tutta la calma necessaria…

… vuoi sapere come va a finire questa esilarante avventura?
Leggilo su “I Love Mammy in Montecarlo. Come sopravvivere a una vita glitter

 

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